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La strage da troppo tempo dimenticata…

Il secondo dopoguerra è stato caratterizzato dal massacro delle foibe, cioè la carneficina compiuta ai danni della popolazione italiana che parteggiava per i fascisti, ad opera dei comitati popolari di liberazione dalla dittatura.

La maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione. A cavallo del 1945, a guerra finita, il maresciallo Tito e le sue truppe entrarono a Trieste, imponendo il proprio regime comunista. Chiunque si opponeva alla dittatura veniva ”infoibato”, cioè gettato nelle foibe senza pietà.

Queste “foibe” sono voragini rocciose spesso molto profonde a forma di imbuto rovesciato. In questo modo morirono migliaia di istriani e triestini, italiani ma anche slavi, antifascisti e fascisti colpevoli di essersi opposti  all’espansionismo comunista slavo. Alle vittime, colpevoli solo di essere italiani, venivano legati polsi e caviglie con un filo di ferro, dopo essere stati torturati atrocemente;  successivamente, venivano legati gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro e venivano gettati nelle foibe.  Nella maggior parte dei casi, i massacratori sparavano al primo malcapitato facendolo cadere nella cavità rocciosa, creando un effetto domino degli altri prigionieri. Nessuno sa di preciso quanti siano stati gli infoibati; stime attendibili parlano di 10.000-15.000 sfortunati. Sono ancora vivi alcuni testimoni di tale massacro che girano per l’Italia raccontando quanto vissuto, portando alla luce quello che i libri di storia non dicono o dicono in modo limitato.

In onore di tutte queste vittime nessuno dovrebbe dimenticare quanto accaduto. Che sia di monito per tutti a non cadere nella catena dell’odio disumano.

Non dimentichiamo, non cancelliamo la nostra storia, la storia degli italiani.

Per questo motivo, la Repubblica ha riconosciuto il 10 febbraio quale “giorno del ricordo”.

Alberto Mancini, Gaya Masi, Flavio Di Santo, Alessandro Panunzio

Classe III A